
L'Iran ha dato l'impressione di volere smorzare i toni dello scontro diplomatico in atto con la Gran Bretagna, dopo gli arresti, avvenuti venerdì, dell'intero staff iraniano dell'ambasciata britannica a Londra. Cinque dei nove arrestati, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Hassan Qashqavi, sono stati rilasciati. Il ministro degli Esteri iraniano Manuchehr Mottaki e quello britannico David Miliband hanno avuto nelle ultime ore una conversazione telefonica, ha aggiunto il portavoce, assicurando che il governo della Repubblica islamica "non ha in programma la chiusura di alcuna ambasciata europea a Teheran" né "la riduzione del livello delle relazioni diplomatiche", nemmeno con Londra. Gli arresti, resi noti ieri, sono seguiti di una settimana all'espulsione di due diplomatici britannici a Teheran, con l'immediata ritorsione della Gran Bretagna, che ha espulso due diplomatici iraniani. Mottaki aveva accusato Londra di avere ordito un complotto contro le elezioni in Iran, fomentando tra l'altro i disordini che ne sono seguiti. Il Consiglio dei Guardiani, che ha il compito di sovrintendere alla regolarità delle elezioni presidenziali, da cui è uscito rieletto Mahmud Ahmadinejad, ha intanto fatto sapere di avere cominciato il riconteggio del 10 per cento dei voti, che si dovrebbe concludere entro oggi. Il portavoce, Abbas Ali Katkhodai, ha detto che "non sono emersi risultati chiari" da un incontro tra il Consiglio e un rappresentante del candidato moderato Mir Hossein Mussavi, che aveva posto delle condizioni per cooperare all'operazione e così rinunciare alla richiesta di annullamento della consultazione.
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